Pomodoro

DESCRIZIONE
Il pomodoro (Solanum lycopersicum) fa parte della famiglia delle Solanacee, è originario delle Americhe, diffuso originariamente per lo più nella zona dell’America centrale e del sud America, tanto che nella cucina azteca ne era parte integrante.
Fa la sua comparsa in Europa nella seconda metà del 1500, importato dal condottiero spagnolo Cortés ed inizialmente era una pianta destinata esclusivamente ad uso ornamentale, in quanto si credeva contenesse composti velenosi. Solo più tardi, grazie al medico e botanico Nicolàs Monardes Alfaro, autore del libro Delle cose che vengono portate dall’Indie Occidentali pertinenti all’uso della medicina (1565 – 1574) per la prima volta il pomodoro viene inteso come coltura con proprietà curative. Agli inizi del 1600 fanno comparsa le prime sporadiche segnalazioni di impiego del suo frutto come alimento commestibile, e la sua diffusione avvenne solo dalla seconda metà del XVII secolo.
Il suo colore originario era giallo (da cui il nome), ma grazie a importanti lavori di selezione avvenuti a cavallo tra 1600 e 1700 nelle campagne salernitane, si ottenne la varietà rossa come è comunemente conosciuta oggigiorno. Tuttora la zona dell’agro nocerino vanta fiorenti industrie in cui vengono conservate varietà antiche e poco diffuse.
Le cultivar maggiormente diffuse sono quelle a bacca rossa, ma ne esistono anche bianche, gialle, rosa, arancioni, verdi a maturazione e persino nere violacee. La biodiversità interessa anche la forma, in cui possiamo trovare pomodori lunghi, rotondi e molto grossi, dalle dimensioni di una ciliegia ma anche cavi all’interno.
La trasformazione del pomodoro è prerogativa tutta Italiana, in cui la tradizione vuole la sua culla nella zona di Parma a cura del Prof. Rognoni verso al fine del 1800, ma è grazie all’artigiano Francesco Cirio che nacquero le prime industrie conserviere nella zona prossima a Napoli.

ESIGENZE COLTURALI
Nelle zone temperate viene coltivata come pianta annuale, in quanto non sopporta il clima invernale. La temperatura minima per la germinazione è di 12 °C, per la fioritura di 21 °C; le temperature più favorevoli all’ingrossamento dei frutti e alla loro maturazione sono comprese tra 24 e 26 °C di giorno e 14-16 °C di notte; temperature superiori a 30 °C, o che restano su valori elevati sia di giorno che di notte, provocano difetti di allegagione o difetti di colorazione e di consistenza dei frutti. In generale la pianta ha portamento strisciante, ma beneficia di sostegni in quanto suscettibile di fitopatologie causate da eccessi di umidità tipici del nostro clima caldo umido. Per tale ragione la coltivazione a terra può incentivare il deterioramento delle bacche e il conseguente deprezzamento o addirittura perdita totale del prodotto. Alcune varietà più robuste non necessitano di sostegni, in quanto la bacca è caratterizzata da una buccia più spessa e difficilmente si danneggiano in caso di contatto con il terreno: per tale ragione i frutti non sono adatti per consumo fresco ma solo per la produzione di derivati.
Le piante gradiscono posizione generalmente assolata, terreni fertili e profondi, con moderata ma regolare irrigazione. La pratica irrigua è consigliabile venga effettuata al mattino e al tramonto, per evitare shock termici alla coltura.
Per aumentare la produttività ed evitare un eccessivo sviluppo vegetativo, le varietà indeterminate vengono sottoposte alla sfemminellatura, che consiste nell’eliminazione dei germogli ascellari, riconoscibili perché nascono alla base di una ramificazione già esistente.
La raccolta per le varietà a consumo fresco viene generalmente effettuata a mano, sia per la scalarità di maturazione, sia per evitare danneggiamenti al prodotto. Per quanto riguarda le varietà da industria destinate alla produzione di preparati, la raccolta avviene anche con macchinari dedicati, riducendo i costi della manodopera.
Le parti verdi della pianta contengono solanina, un glicoalcaloide steroidale tossico anche a dosi molto basse e per questo motivo foglie e fusti non sono idonei a scopo alimentare. Anche il frutto contiene solanine, ma in quantità così esigue da non considerarsi tossiche (il frutto maturo rosso ne contiene da 0,03 a 2,3 mg/100 gr di peso fresco). Il quantitativo di solanine è maggiore nei frutti immaturi e diminuisce con l’avanzare della maturazione. Il frutto maturo inoltre è ricco di sostanze nutritive ed è comunemente usato a scopi alimentari, sia fresco sia come ingrediente per la preparazione di piatti cotti.

Fra i tanti prodotti che caratterizzano l’agricoltura del litorale veneziano, c’è il Pomodoro del Cavallino, una coltivazione che si estende tra la foce del fiume Sile fino a Punta Sabbioni, comprese le località di Treporti, Mesole, Lio Piccolo e le due Isole di S. Erasmo e Vignole.
Nellaa parte meridionale della regione, nelle provincie di Rovigo, Padova, Verona, Vicenza e Treviso viene normalmente inserito nelle rotazioni in pieno campo.
