Melone

Caratteristiche qualitative
In cucina
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DESCRIZIONE

Il melone (Cucumis melo L., 1753) in Italia si coltiva su circa 23.000 ettari, in gran parte in pieno campo e la restante in serra.

Il melone è una Cucurbitacea annuale costituita da un fusto principale strisciante, che si ramifica.
Le foglie sono arrotondate, reniformi o divise in lobi, ruvide al tatto. Le radici sono molto sviluppate sia in superficie che in profondità.
La pianta di melone è di norma monoica: prima si sviluppano fiori maschili, poi i fiori femminili. Il frutto è un peponide di notevoli dimensioni e peso (1-4 Kg) costituito da un epicarpo (“buccia”) saldato a un mesocarpo carnoso che costituisce la parte edule, al cui interno si forma una cavità riempita da un massa spugnosa e flaccida nella quale sono inseriti numerosi semi. Questi sono allungati, appuntiti a un’estremità, bianchi, di peso variabile da 20 a 70 mg.
Le esigenze ambientali del melone sono elevate: esige alte temperature, teme l’eccessiva umidità, vuole terreno profondo e perfettamente drenato.

La semina si fa in primavera avanzata (aprile-maggio), quando la temperatura ha raggiunto i 14-15 °C. la fittezza da dare alla coltura del melone è di 0,4-0,5 piante a m2 e si realizza generalmente con file distanti 2-2,5 m e pianta a 0,8-1 m sulla fila. Nella coltura in serra la fittezza è superiore (1,5-2 piante a m2) perché le piante non vengono lasciate strisciare a terra, ma sono allevate in verticale mediante fili o reti in modo da sfruttare meglio lo spazio della serra.
La semina in campo è il sistema più diffuso, ma non trascurabile importanza ha la coltura del melone pacciamata con film plastico steso a terra e la coltura semi-forzata in piccoli tunnel che ricoprono ogni fila di piante. L’obiettivo è di poter anticipare l’impianto e la maturazione dei frutti di 10-20 giorni. Questi sistemi di forzatura, che stanno avendo successo nel Centro-Nord, prevedono il trapianto anziché la semina diretta.

Nella concimazione del melone i concimi fosfatici e potassici vanno dati al momento della preparazione del terreno, dovendo essere interrati; quelli azotati parte all’impianto, parte in copertura.

Il controllo delle erbe infestanti si fa con sarchiature finché lo sviluppo della coltura lo consente; la sarchiatura deve essere piuttosto superficiale per evitare di danneggiare le radici che sono particolarmente sviluppate nei primi strati di terreno. Il diserbo è possibile con certi prodotti idonei al trattamento pre-trapianto o post-trapianto.

Anche se in certe aree meridionali il melone da inverno è tradizionalmente coltivato in asciutto, di norma al melone da pronto consumo viene praticata l’irrigazione: a pioggia, a solchi, a goccia o con manichette forate disposte sotto la pacciamatura.

La raccolta inizia indicativamente 90-110 giorni dopo la semina e prosegue scalarmene per 15-30 giorni. I meloni vanno raccolti ad uno stadio di sviluppo ben preciso perché un ritardo compromette la serbevolezza, un anticipo compromette la qualità (almeno 10% di contenuto zuccherino). Segni visibili della maturazione sono il distacco del peduncolo dal frutto (in certe varietà retate), la comparsa di screpolature concentriche intorno al peduncolo, la scomparsa della peluria dal peduncolo, ecc.
Le produzioni di frutti commerciabili sono di 20-35 t/ha in pieno campo, di 30-40 t/ha in quelle semi-forzata; ai fini del ricavo, oltre alla quantità, grande importanza ha la precocità.